Roberto Formigoni riavrà il suo vitalizio, nonostante la condanna per corruzione. Il Senato ha infatti deciso di restituire al Celeste quanto gli era stato tolto dalla delibera con la quale Pietro Grasso, in un 2016 che sembra ora lontano anni luce, aveva deciso di eliminare questo privilegio per coloro che avevano riportato condanne superiori ai due anni.
A favore di Formigoni hanno votato Luigi Vitali (Forza Italia) e due leghisti: Pasquale Sepe e l’ex grillino Ugo Grassi, che pure proviene da un movimento che aveva fatto della legalità la sua bandiera. Contrari solo Alberto Balboni di Fratelli d’Italia e la democratica Valeria Valente.
Una decisione destinata a riaprire la polemica. Soprattutto perché per restituire quello che è avvertito come un privilegio si è adottata una logica quantomeno originale. Ovvero paragonare il caso di Formigoni a quello dei percettori del reddito di cittadinanza. Come è ormai noto, coloro che prendono il reddito o la pensione di cittanadinza perdono il beneficio esclusivamente nel caso di condanne per mafia e terrorismo, o se latitanti) Insomma, almeno per una volta i politici pretendono un trattamento simile a quello degli altri cittadini, traendone un vantaggio. Una storia quindi destinata a non agevolare il tentativo di far rientrare il senso di distacco dalle istituzioni dei tanti italiani che si sentono abbandonati in un momento in cui il Covid rende complicato cercare di far quadrare i bilanci familiari a causa delle chiusure disposte per motivi sanitari.
Naturalmente la sentenza favorevole a Formigoni apre ora la strada a tutti gli altri che erano stati privati del vitalizio in precedenza. Il tutto mentre un gran numero di italiani continua ad attendere i ristori promessi.

Di Dario