Svolta clamorosa nelle indagini relative al disastro della funivia sul Mottarone, in cui hanno perso la vita 14 persone. Nella notte, infatti, sono state arrestate tre persone, ovvero Luigi Nerini, il titolare della società che gestisce l’impianto (la Ferrovie Mottarone srl), il direttore Gabriele Tadini e il capo operativo del servizio Enrico Perocchio. Tradotti nel carcere di Verbania, sono accusati di omicidio colposo, rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro (articolo 437 del codice penale), aggravata dal verificarsi del disastro e lesioni colpose gravissime nei confronti del piccolo Eitan Biran, il bambino di 5 anni unico sopravvissuto all’incidente. Tutti avrebbero ammesso di aver disattivato i freni in modo da evitare il blocco dell’impianto in caso di anomalie. Per farlo hanno in pratica deciso di lasciare la “forchetta”, la quale impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione.
Occorre però aggiungere che le indagini non sono ancora terminate. E che, anzi, potrebbe presto crescere il numero delle persone implicate nel disastro. Proprio la procura di Verbania ha infatti deciso di valutare con più attenzione la posizione delle altre implicate nell’evento.
Il tutto sembra destinato anche a rilanciare la polemica politica, come del resto sembra preannunciare un messaggio di Stefano Buffagni (M5S), pubblicato su Facebook, nel quale tra l’altro si afferma: “Non è tollerabile morire così, per egoismo di chi doveva solo fare il proprio lavoro nel rispetto delle norme minime di sicurezza.” Ovvero quelle che saranno prossimamente sacrificate con le semplificazioni sponsorizzate dal centrodestra e adottate dal governo guidato da Mario Draghi, nonostante l’opposizione, per ora solo a parole, di grillini e PD.

Di Dario